Un viaggio nel tempo nella Valle del Carapelle, attraverso sorprendenti siti archeologici e boschi relitti, che racconta di un luogo abitato dalla Preistoria ad oggi per la posizione strategica, per le risorse naturali e, soprattutto, per il suo incantevole paesaggio.
Herdonitana, la via lungo la Valle del Carapelle
Le ultime propaggini collinari del Sub-Appennino Dauno abbracciano l’ampia Valle del Carapelle, un luogo che evidentemente ha incantato l’uomo al punto da indurlo a popolarlo dalla Preistoria all’età moderna. La favorevole posizione geografica aveva donato a quest’area il Carapelle, un torrente ricco d’acqua e in passato parzialmente navigabile , sorgenti e verdi colline ricoperte di boschi che circondavano una valle fertile che è stata anche teatro di un evento storico memorabile: la proverbiale “vittoria di Pirro” sull’esercito romano. Oggi, dopo 3 millenni, il paesaggio è certamente mutato a causa dello sfruttamento delle risorse naturali e delle conseguenti trasformazioni operate dall’uomo, ma non ha perso il suo fascino paesaggistico, arricchito da tesori archeologici e naturali custoditi da due possenti Grifoni.
Ed è proprio dai mitologici guardiani, esposti nel Polo Museale di Ascoli Satriano presso il Monastero di Santa Maria del Popolo, che inizia il percorso. Proseguendo lungo Via Santa Maria del Popolo verso il centro dell’abitato si imbocca una piccola scalinata sulla sinistra che termina in Via Fontane; procedendo verso sinistra si giunge ad una lunga scalinata (lunghezza :250 metri, dislivello: 57 metri) che termina alla Fontana Romana. (vai a scheda con foto) . Superata la Fontana si prosegue lungo la carreggiata, che sale sulla collina costeggiando la Selva S. Nicola (Cimitero Vecchio), una pineta di 13 ettari che offre aree da picnic e brevi sentieri interni . Qui la valle del Carapelle si mostra in tutta la sua ampiezza, decorata di mosaici viventi formati da oliveti interrotti da seminativi dai colori mutevoli nel susseguirsi delle stagioni.
Verso la fine della Selva S. Nicola, si imbocca la strada sterrata a sinistra che prosegue lungo la cresta delle colline, ricoperte di campi di cereali, fiancheggiando la Valle del Carapelle. Giunti al bivio in località San Donato, si procede verso destra per raggiungere il Bosco di S. Giacomo (al ritorno si prenderà l’altra strada per scendere verso Faragola). Dai seminativi estensivi la strada si immerge in oliveti e frutteti tradizionali, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato da secoli immortalando un tratto di campagna bucolica, con suggestive antiche masserie che raccontano un passato in cui l’uomo viveva accanto alla sua terra, la sua vita.
Ma il viaggio indietro nel tempo prosegue con il percorso, che si inoltra in una macchia bassa, anticamera al bosco di S. Giacomo, relitto delle grandi foreste che ricoprivano la Daunia Antica. Qui è possibile ritrovare alcune specie di piante rinvenute durante gli scavi presso Villa Farangola, e godere della vista di querce secolari, tra i quali spicca una Roverella, inserita nella lista degli alberi monumentali d’Italia.
Dal bosco si ritorna indietro fino al bivio in località San Donato, dove si può decidere se tornare indietro al punto di partenza o svoltare a destra per un percorso ad anello più lungo, ma ricco di sorprese sbalorditive. In quest’ultimo caso si procede seguendo la via in discesa che da sterrata diventa campestre, si attraversa una strada asfaltata comunale e si continua dritti. Superata una masseria abbandonata e l’oliveto annesso si continua in linea retta camminando per 100 metri su una campestre ai margini dei campi, fino ad immettersi su un’altra strada campestre. Quest’ultima riserva una prima sorpresa: un tratto di via antica affiorate, probabilmente la Herdonitana. Poco più avanti si imbocca la strada comunale Faragola, che percorsa verso sinistra porta al Parco archeologico di Villa Faragola. Una delle realtà archeologiche più interessanti della Puglia e dell’Italia meridionale, gli scavi hanno portato alla luce una ricca villa aristocratica romana tardo antica, dotata di lussuose sale da ricevimento, grandi terme, pregiati rivestimenti marmorei e musivi.
Proseguendo fino alla stazione ferroviaria (1 km) e svoltando destra sulla SP 105 si giunge al dopo circa 1 km al Ponte Romano, raro esempio di ingegneria idraulica e stradale in Capitanata giunto fino ai nostri giorni quasi intatto dopo tanti secoli dalla sua costruzione (II° sec. d.C.). Da qui si ritorna indietro lungo la SP 105; in alternativa si può usufruire dei vari autobus che collegano la stazione ferroviaria all’abitato di Ascoli Satriano.